il blog di una "non" squadra molto ben assortita in cui non mancano la passione per il Rugby, le spalle lussate e soprattutto del sano 3° tempo

sabato 15 marzo 2008

Italia-Scozia - Per un pelo di Marcato

Cuore, grinta, sofferenza. L'Italia chiude in bellezza il suo Sei Nazioni. Per Nick Mallett è la prima vittoria da quando è ct azzurro. La Scozia è battuta 23-20 grazie alla pazza idea di Andrea Marcato, che si traveste da Jonny Wilkinson e risolve la sfida con un drop proprio all'ultimo secondo. Una bella vittoria per la giovane apertura del Treviso, per anni considerato soltanto l'eterna promessa e oggi il primo calciatore italiano capace di segnare un drop dopo i vari Dominguez, Pez, ecc....

«I giocatori erano veramente stanchi, ho avuto anche paura di non farcela. Per noi è stato un buonissimo Sei Nazioni», è stato il primo commento a fine partita del presidente federale Giancarlo Dondi, uscito sorridente dallo spogliatoio azzurro. Viene così cancellato lo zero nella casella delle vittorie per l'Italia, ma quanta paura di non farcela.Il ct azzurro aveva chiesto gioco e vittoria, ai giocatori sarebbe bastato vincere per non sentirsi più ripetere la cantilena delle vittorie onorevoli. Un primo tempo da dimenticare per la nazionale. Dopo un avvio incoraggiante la meta di Hogg sembra pesare come un macigno sui giocatori di Mallett. Al 7' da una mischia chiusa nasce la prima punizione della partita con Marcato che manca però la trasformazione. All'11' Kayne Robertson rischia di ripetere l'impresa di Edimburgo di un anno fa (fu suo uno dei tre intercetti che decisero la partita): ruba un pallone a metà campo, fugge sulla destra, con un calcetto guadagna metri ma trova Paterson pronto alla difesa. Dalla mischia successiva arrivano però i primi punti della partita. La mischia chiusa azzurra ha ragione di quella avversaria, l'arbitro gallese Owens fischia una meta tecnica (13') che sarà poi trasformata da Marcato per il 7-0. Al 19' i primi brividi per l'Italia.


È ottimo Simon Picone su Henderson a due passi dalla linea di meta italiana, non altrettanto tutti gli azzurri appena 60" dopo quando Hogg chiude con la meta una lunga azione scozzese. Dopo il piazzato al 26' di Parks da metà campo (10-7) gli azzurri crollano. Il pallone è sempre tra le mani avversarie, che con giocate semplici semplici (calci di spostamento, merce rara in casa Italia) mettono in netta difficoltà gli azzurri. Il tempo sembra avviato alla chiusura sul 10-10 (36', Marcato segna il piazzato del pari) quando il capitano scozzese Blair sorprende una difesa italiana assolutamente addormentata dopo un raggruppamento. Nessuno riesce a stargli dietro quando si stacca e vola a schiacciare sotto i pali.Nel secondo tempo la partita sembra ripartire da dove era finita dopo i primi 40', con l'Italia che soffre contro una Scozia più fisica. Fino al 20', però. Evidentemente contro la Scozia l'Italia esalta il proprio istinto altrimenti non si spiegherebbe il quarto intercetto in due partite di Sei Nazioni. Questa volta è il turno di Sergio Parisse, monumentale la sua partita, che prima del centro del campo vola a soffiare un pallone altrui prima di servire Gonzalo Canale. Il centro questa volta non perde il pallone in corsa come in Galles e Francia e va a segnare la meta del 17-17 (compresa la trasformazione di Marcato, 20').


E qui si vede tutt'altra partita. Mallett è costretto a rivoluzionare i trequarti a causa dell'uscita di un malconcio Andrea Masi: Marcato torna apertura, Robertson diventa estremo. Sull'onda dell'entusiasmo gli uomini di Mallett ritrovano spinta e determinazione al contrario degli avversari che sembrano piuttosto stanchi. Come al 30' quando Marcato decide per un calcetto piuttosto velleitario che coglie in fuorigioco diversi avversari. Owens fischia così il piazzato del sorpasso che lo stesso Marcato trasforma (20-17). Un vantaggio per l'Italia che dura appena 120", il tempo per "Mister 100%" Paterson di infilare tra i pali l'ennesimo pallone su punizione (20-20). La partita si decide così negli ultimi minuti. Gli azzurri, trascinati da un Parisse sontuoso per l'ennesima volta in questo torneo, in più di una occasione rischiano di far male agli avversari con i calci di Marcato. E non solo di spostamento. All'ultimo minuto proprio l'estremo tornato apertura, dopo un'azione infinita, decide di fare di testa sua. Il tempo di avere il pallone tra le mani, di urlare a Pietro Travagli l'idea di calciare («Non so cosa gli ho detto», ha spiegato sorridendo a fine gara) che il pubblico azzurro è già in piedi ad esultare. Owens fischia la fine, il Cucchiaio di legno non torna in Italia e Mallett può gioire per la prima vittoria sulla panchina italiana.

5 commenti:

Rocco ha detto...

diciamo pero che marcato ha sbagliato un po di calci facili facili..

marco ha detto...

hai ragione, talmente facili che li avresti fatti anche tu ...

marco ha detto...

Vittorio, dovresti aver visto la partita a Roma ... qualche foto ?

Hetzenauer ha detto...

Una piccola precisazione: Mi sa tanto che il cucchiaio di legno lo abbiamo "vinto" comunque.
Infatti anche se in Italia il concetto non è stato capito, ma il cucchiaio lo danno a chi si classifica ultimo, non a chi le perde tutte. Noi pur avendo vinto una partita dovremmo essere dietro agli scozzesi per differenza punti fatti/subiti , quindi a meno che non considerino lo scontro diretto è comunque "cucchiaio" per noi.
Quello che invece abbiamo evitato con questa vittoria è il "Whitewash"(letteralmente vuol dire intonaco) cioè il rimanere a zero punti.

marco ha detto...

ROMA - Cucchiaio di legno o no? L'Italia del "rugby" si è "aggiudicata" l'ignominioso trofeo che spetta alla peggior squadra del Sei Nazioni? Oppure, grazie al drop di Marcato negli ultimi minuti della partita di sabato scorso con la Scozia, è riuscita ad evitarlo? Il giallo del cucchiaio intriga gli appassionati di palla ovale e apre infinite discussioni sui siti web.

Le opinioni sono diverse e discordanti. Partiamo dai fatti. L'Italia, in base al regolamento del Sei Nazioni, si è classificata all'ultimo posto con una vittoria e quattro sconfitte. Per sole 5 lunghezze nella differenza punti fatti-subiti, la Scozia (a parità di gare vinte e perse) è rimasta davanti agli azzurri. Ma basta, questo a stabilire l'assegnazione del "cucchiaio di legno"? C'è chi dice dice di sì e chi afferma il contrario. Ai favorevoli si iscrivono diversi esperti italiani di rugby (alcuni ci hanno scritto la loro opinione accusandoci di aver sbagliato) e i siti inglesi che trattano l'argomeno, compreso (ma flebilmente) quello ufficiale del "Sei Nazioni". Dei contrari fanno parte tutti i giornali italiani che hanno scritto sulla questione (Gazzetta dello Sport in testa), la maggior parte delle televisioni che se ne sono occupate a partire dai cronisti che hanno raccontato in diretta Italia-Scozia su La7 e, non ultima, la Fir, cioé la Federazione italiana Rugby.

A quanto pare, c'è accordo solo sulle origini (avvolte nella leggenda) dello sgradito mestolo. Tutti dicono che si deve risalire agli inizi del secolo scorso quando il "Wooden spoon" spettava ai peggiori studenti di matematica dell'Università di Cambridge. Poi, siccome molti di loro giocavano a rugby nel torneo (al quale prendevano parte le sole quattro squadre britanniche) che sarebbe diventato prima Cinque e, in seguito, Sei Nazioni, il cucchiaio è traslato al Championship rugbistico internazionale.

I favorevoli al cucchiaio di legno all'Italia. Alcuni di loro ci hanno scritto rimandandoci a diversi siti inglesi e a Wikipedia. Vi si leggono definizioni come questa: "Il cucchiaio di legno è assegnato alla squadra che finisce all'ultimo posto della classifica. Non esiste un reale cucchiaio di legno. Alcuni sostengono che il cucchiaio di legno andrebbe assegnato a chi non ha vinto neppure una partita, ma questo è più propriamente conosciuto come 'whitewash'". Insomma, il punto di vista britannico sembra chiaro: il cucchiaio di legno spetta alla squadra ultima classificata indipendentemente dal punteggio. Il punto di vista non è mai riassunto in una regola precisa, ma compare, qua e là in diversi articoli del sito ufficiale. Ma è l'unico?

I contrari. Oltre alla maggior parte dei giornalisti italiani che si occupano da anni di rugby (vedi l'inserto della Gazzetta dello Sport di domenica), tra chi "rifiuta" il "cucchiao" c'è la stessa Federazione Italiana Rugby (Fir). Anche alla Fir premettono che non c'è nulla di scritto e che sono a conoscenza di rispettabilissime opinioni diverse. Ma a sostegno della loro tesi portano almeno tre questioni: 1) "Nel 2006, quando pareggiammo una sola partita, nessuno ci assegnò il cucchiaio e nessuno si lamentò della mancata assegnazione"; 2) le origini del cucchiaio risalgono ai tempi in cui il torneo era limitato alle quattro squadre britanniche e non si stilava una vera e propria classifica con punti e mete segnate. Allora, il cucchiaio toccava a chi le perdeva tutte. Poi, con l'ingresso della Francia e, recentemente, dell'Italia, si fanno le classifiche ma la tradizione è rimasta uguale; 3) L'altra sera, dopo la partita con la Scozia, gli azzurri sono andati a festeggiare al Peroni Village. Lì tra canti e grida di gioia, Mauro Bergamasco ha simbolicamente spezzato un cucchiaio di legno e l'intera squadra ha mostrato di essere fermamente convinta di averlo evitato. Ora, dicono alla Fir, tutto si può dire, tranne che Bergamasco, Parisse e gli altri ragazzi de XV di Mallett, non siano degli esperti di rugby.

Il giallo, comunque, rimane.


(Republica 17 marzo 2008)